Credere. Le porte del cuore

 

Credere. Le porte del cuore

hosceltodiesserefelice©allrightsreserved
Credere hosceltodiesserefelice©allrightsreserved

E mentre pulivamo verdura mi hai chiesto: ” Ma tu Credi?”                                                                Non ho esitato un solo attimo e ti ho risposto di si.  Mi hai guardata serio: ” Io no, per nulla!”  ed io, ti ho domandato se tu fossi ateo o agnostico e mi hai risposto con un ” É la stessa cosa”. Eh no, non è la stessa cosa  amico mio perché se ti professi ateo hai la certezza matematica che Dio non esiste, se sei agnostico non  hai questa certezza e dunque, siccome l’esistenza  non la può dimostrare, non puoi neppure negarla.

Ti sei fermato e mi hai detto: ” Se tu credi in Dio dimmi dov’è Lui nei momenti di dolore. Dimmi a cosa serve soffrire.”  Ti ho chiesto tempo per rifletterci promettendoti la mia risposta mentre calava il silenzio tra noi. Dopo interminabili minuti, ho scelto le mie parole esponendoti con esse la certezza del mio umile modo di Credere. Io so che la creazione è una questione se vogliamo così definirla atea perchè  Dio  ha creato e ci ha consegnato un mondo autonomo. Ha dato uno spazio alla nostra dignità di esseri umani lasciandoci liberi di Credere o di non farlo. In un solo istante io posso scegliere se bestemmiare o pregare. Ha permesso che “io sia”, ha permesso che questo mondo ateo “fosse”. So che è difficile capire cosa sento ed è così difficile da spiegarti,  ma io penso davvero che la creazione sia lo spazio di un sì pieno d’amore.

E nel  mentre il nostro lavorare continuava sotto le tue domande e le mie risposte inframezzate da silenzi.  Ma Dio ci cerca o siamo noi a cercare Lui? E poi sei tornato di nuovo al discorso del dolore. Non ci sia abitua mai alla sofferenza e Dio lo trovo nel dolore innocente perché Lui  si ribella al male. Io posso parlare per me – ti ho detto- io sono la presenza di Dio nella mia quotidianità, nei miei atti, nel mio modo di vivere e di pormi verso chi ho accanto. Praticamente, ti ho detto ridendo, il Signore ” mi ha fregata” con il Suo amore ed io so che quando Dio non potrà aiutarmi nella mia sofferenza, sarà ciò che io sento per Lui, sarà proprio il mio amore ad aiutarlo a trovarmi e darmi sollievo e questo servirà a non farlo morire dentro di me. Non posso dargli la responsabilità della mia vita, perché quella è solo responsabilità mia.

Sei rimasto lì a guardarmi, in una mano una carota, nell’altra il coltellino e mi hai detto: ” Mamma mia ma quanto bella è la tua anima?” ed io, ridendo, ti ho risposto: ” Come un miracolo di Dio!”

Dedicato a R.

(Visited 291 times, 14 visits today)
GMS .

Pubblicato da GMS .

" La miglior vendetta? La felicità! Non c'e niente che faccia impazzire i mediocri più che il vederti felice." Alda Merini Io ho scelto di essere felice!

2 Risposte a “Credere. Le porte del cuore”

  1. Dio ha già fatto qualcosa per il mio dolore, ha fatto te!
    Possiamo scegliere o meno di essere vicini o distanti, ma se fossimo tutti credenti alcuno sarebbe solo col dolore.
    Eppure il dolore per chi reputa di credere ad altro (l’agnostico in nulla di diverso dal sensazionale, dall’intuitivo in quanto sine gnosi ossia privo del sapere raziocinante e spirituale mentre l’ateo in quanto si professa privo di legami con una divinità) è e resta un fatto personale, non condivisibile, non comparabile con altri.
    E questo può anche essere comprensibile dato che ciascuno ha una soglia di dolore diversa ma non condivisibile per chi professa fede in un Dio che si vede il figlio tormentato e inchiodato da innocente al supplizio o ad un figlio che chiede al Padre Elì, Elì, lemà sabactàni? perché mi hai abbandonato? eppure subito dopo affida lo Spirito nelle mani di Dio confermando che non nel corpo inteso come fisico ma nell’animo troviamo la eco di queste domande.
    Giobbe insegna come non si possa rispondere al giudizio su Dio con aulici concetti ma solo con una fiducia che non collassa neppure davanti a chi assuma il dolore come conseguenza del nostro operare come avviene nella tradizione giudaica.
    Gesù si ferma davanti al dolore… parla… ascolta… è vicino… tutto a seconda dei casi e le sue parole sono dirette non mediate.
    Effatà… Talita kum…
    Risponde al dolore di una madre con un’asserzione alzati risponde al dolore di un uomo privo di parole con apriti
    Risponde al dolore di un centurione per un suo servo andando verso il centurione… verso un militare… un occupatore una persona che noi potremmo definire violenta con ciò che ne consegue.
    Le risposte che la fede ci indica sono risposte umane… forse tanto umane da pensare che non hanno niente a che vedere con Dio… eppure così legate al Padre da renderci fraternamente attenti al dolore altrui.
    cosa ha fatto per il dolore?
    Ha creato la gioia… la misericordia… l’attenzione… il cuore… tutto disposto perché noi possiamo essere vicini in un in una verità che è quella semplice… prendere la libertà di vivere il dolore o di condividerlo.
    Donec eris felix…. gli amici si vedono nel bisogno… e nel bisogno troviamo le energie per tornare a pregare… il figliol prodigo mica torna con cento cammelli e tre forzieri d’oro ma solo e bastonato… con un fratello che si incavola pure… come? lui ci ha mollato e ora tu lo aiuti?
    tutto ciò che è mio è anche tuo dice il Padre
    e cosa abbiamo da Dio se non la capacità di riconoscerci poveri figli fraternamente legati?
    Liberi sì di esplorare come dei cuccioli esplorano i dintorni della tana ma privi di difese quando aggrediti magari da un serpente.
    Con la sola difesa che è la comunità… il gruppo familiare… la fraternità
    Insomma il dolore è parte integrante della vita ma a noi piace pensare lo sia lo star storditi da una gioia che sovente non lascia il cuore colmo.
    Questo mi vien da dire
    Spero che queste parole non mi collochino fra gli amichi der Giobbe… fra quelli che vorrebbero una risposta senza dover affrontare la domanda… ma il dolore è come la miseria… sarà sempre con noi
    la differenza forse la fa affrontarlo da soli o con un Dio al fianco pronto ad accogliere il nostro spirito.

     
    1. Questo tuo commento mi ha commossa e nello stesso tempo mi ci sono rispecchiata in pieno e il mio cuore è colmo di gioia per questo. Grazie Max. Io so che mai il dolore mi renderà l’animo cattivo perchè io sono certa che il Signore ha un disegno divino per ognuno di noi e tutto è in esso contemplato. Io so che le cose negative servono a migliorarmi, a farmi pensare, ad avvicinarmi maggiormente a Lui. Se mai dovessi “perdermi” sarò io, senza esitazione, a ricondurLo a me con la forza del mio amore, quello che provo per Lui. Ti voglio bene fratello!

       

I commenti sono chiusi.