Come si cambia
Lo ricordo ancora. Era un giorno in cui spirava un vento fortissimo ed a Houston era stato diramato l’allerta tornado. Pioveva a dirotto. Davanti a noi, nel parcheggio, le palme si piegavano in modo sinistro. Alle 5 varcammo la porta del Memorial Hermann Hospital. Hubby faceva battute con l’intento di rassicurarmi e io stavo al suo gioco ma dentro avevo un turbinio di sensazioni non tutte piacevoli; quella che mi inquietava di più era lo smarrimento, il non sapere fino in fondo cosa mi attendeva. L’intervento che doveva durare 6 ore terminò in 10 ore e mezzo. La “risalita” fu dura e faticosa. Mi avevano asportato un quadrante, ricostruito il seno utilizzando il grasso e il tessuto di quello sano e mi avevano aperta bilateralmente dalle ascelle al gomito. Era un intervento a pagamento dato che ai tempi vivevamo in Danimarca, quindi scelsi di essere seguita anche da un chirurgo estetico tra i 10 migliori d’America ed è la sola ragione che oggi rende le mie cicatrici meno visibili. La convalescenza fu durissima, si protrasse per molti mesi in cui non potevo usare le braccia per non rovinare il lavoro fatto e la cicatrizzazione interna che mi aveva regalato oltre 170 punti di sutura ma soprattutto era spaventosamente dolorosa. La morfina non mi toglieva il dolore lancinante. Avevano dovuto intervenire su alcuni nervi e questo rendeva tutto più difficile. Ci vollero cinque mesi prima che iniziassi a riprendermi bene e per me e Hubby fu l’ennesimo banco di prova ma ce la mettemmo tutta senza mai perdere il sorriso e la voglia di uscirne vittoriosi.
Guardo indietro e sovente ripeto a me stessa e agli altri, che tutto questo mi ha forgiata. Il cancro, così come le malattie “importanti” cambiano le persone; possono inasprirle o renderle migliori sta a noi operare la scelta ed io optai per la seconda! Durante la convalescenza imparai a plasmare il mio carattere: mi sentivo stranamente calma e riuscivo a guardare ciò che accadeva intorno a me con un’ottica totalmente differente, era come se fossi sospesa in una bolla che mi rendeva impermeabile agli eventi quotidiani e li giudicavo col meritato distacco. Ciò che prima mi innervosiva, che mi rendeva “fumina” non era più un problema. Come si cambia nel corso della vita vero?
Nel tempo poi tutto si è dilatato. Oggi sono una persona più tollerante, molto più sensibile, facile a perdonare ma anche a non scordare. Prendo tutto con un sorriso, è difficile scalfirmi con delle cattiverie perché senza dubbio sono molto più felice di un tempo… non che prima non lo fossi ma è una felicità differente. Essa mi arriva dalla consapevolezza che la vita non è scontata, che tutto torna prima o poi e non vale davvero la pena di avvelenarsi con rancori e rabbia da covare sotto la cenere. Basta una gomma, seppur metaforica, a cancellare via ciò che non vogliamo concedere ci ferisca. Possiamo afferrare ciò che ci dà gioia e metterlo nella parte del cuore insieme alle cose belle mentre quelle spiacevoli che causano dolore, possiamo prenderle, meditarci su e poi gettarle via pensando che anche dal male si impara ad esser più forti ed a migliorarsi. Come si cambia, cantava qualcuno, ed è vero ed a me, dopo la malattia, nulla fa più paura.
Scrivi davvero bene. Le situazioni che descrivi non sono facile da condividere con gli altri, eppure l’hai fatto con grande delicatezza. Bellissime le tue parole.
Grazie Natalie. Oggi poi ho avuto una bellissima notizia; la biopsia di un Amica è negativa. Potevo desiderare di più?
Soltanto : Ti voglio tanto bene!
Rosy
Ed io ne voglio a te Rosy